Additivi nel cibo

Vengono aggiunti ai generi alimentari (ma anche ai farmaci) durante la produzione, la trasformazione, lo stoccaggio e il confezionamento al fine di migliorare le caratteristiche sensoriali e fisiche. Non essendo di origine naturale comportano certi rischi per la salute. Se il consumo di alcuni additivi supera la massima quantità consentita (ADI) possono causare i cambiamenti degenerativi, reazioni allergiche e aumentare il rischio di determinate forme di cancro e altre malattie. 

Pertanto l’utilizzo di additivi nell’industra alimentare e farmaceutica deve essere rigorosamente controllata. Dal punto di vista legislattivo, ogni additivo nel cibo deve avere una funzione e le caratteristiche utili e accettabili affinchè il suo utilizzo fosse giustificabile. La funzione plausibile di additivi comporta il miglioramento di alcuni attributi di qualità, scadenze più lunghe, miglior consistenza e caratteristiche organolettiche, aumento dei valori nutrienti, costituzione e miglioramento delle caratteristiche funzionali, la trasformazione più facile e l'accettabilità da parte dei consumatori. E’ rigorosamente vietato uso di additivi per nascondere difetti dei generi alimentari, nonchè qualsiasi inganno nei confronti di consumatori. Maggior parte di additivi vengono sostituiti da analoghe sostanze naturali, come per esempio pectine, antiossidanti, vitamine, minerali, colori e aromi naturali.

Idoneità sanitaria del cibo e la sicurezza alimentare sono diventate l’assoluta esigenza incondizionata, non solo per consumatori ma anche per legislatura. Programmi di sicurezza del cibo sono mirati verso controllo del cibo attraverso un approccio proattivo di prevenzione che consiste nell'applicare una strategia integrata "dalla fattoria alla tavola" (ingl. from farm to table approach). Con tale approccio si desidera attuare la sorveglianza su tutte le fasi di produzione, stoccaggio, custodia, distribuzione e preparazione del cibo attraverso il controllo di produzione. Presenza di sostanze dannose nei cibi è inevitabile, perciò bisogna stabilire i loro contenuti massimi consentiti in alcuni generi alimentari.

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